Nuove mitologie: dopo la “resistenza mutilata” c’è “l’euro mutilato”

Alberto Bagnai 12 Giugno 2015

L’uscita dall’euro può essere considerata, ma solo se la propone il professor Guarino. Questo, in una frase, l’ultimo libro di Angelo Polimeno: Non chiamatelo euro (Mondadori). Non vorrei però sembrare liquidatorio: il pregiudizio dell’autore verso chi ha criticato l’euro con maggiori competenze specifiche (da Stiglitz in giù) è l’unica nota stonata in un saggio equilibrato e interessante.

Tutto verte sull’argomento di Guarino secondo cui il Patto di Stabilità e di Crescita del 1997, richiedendo bilanci pubblici vicini al pareggio, avrebbe messo in pratica un golpe, stravolgendo il “keynesiano” Trattato di Maastricht, che imponeva solo il tetto del 3% al deficit pubblico. Un argomento che non convince per due motivi: il primo è che ignora il vulnus ben più profondo che Maastricht apporta alla democrazia recependo il principio di indipendenza della banca centrale (cioè mettendo i governi sotto ricatto di burocrati non eletti, con conseguenze che Polimeno peraltro correttamente rileva); il secondo è che ignora l’altro parametro di Maastricht, quello del 60% del rapporto debito/Pil.

I problemi sono sorti quando si è deciso di praticare politiche restrittive per rispettare questo obbligo che, per quanto assurdo (e a tale titolo a lungo negletto per motivi di opportunità ottimamente descritti da Polimeno), tuttavia è parte integrante di Maastricht. Non ha quindi senso narrare di un Maastricht “buono”, stravolto da non meglio identificati “cattivi” (ruolo al quale il testo velatamente candida, per l’Italia, Prodi e Ciampi). Peraltro, Polimeno riporta con equilibrio l’avviso di chi, come Visco, critica la tesi di Guarino.

La sensazione che il libro lascia è che una parte delle élite che ci hanno messo nella trappola dell’euro stia proponendo il mito di un “euro mutilato” per sfuggire alle proprie responsabilità, e forse anche, in buona fede, per favorire proposte politiche di uscita. A nemico che fugge ponti d’oro, purché però si ricordi che un altro euro non è possibile.

Alberto Bagnai
Il Fatto Quotidiano, 10 giugno 2015

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